Stéphane Grappelli

IN VIAGGIO CON IL MIO VIOLINO

L’autobiografia di Stéphane Grappelli, scritta con l’aiuto di Joseph Oldhenove e Jean-Marc Bramy che del Maestro e dell’amico hanno sollecitato e raccolto le memorie, nella edizione francese si intitola letteralmente: “in viaggio solo con il mio violino per bagaglio”; e, in effetti, è una storia di viaggi, di concerti tenuti in ogni parte del mondo, di incontri, tutti rievocati con la misura dell’affetto e della nostalgia, in cui non trovano spazio e peso né giudizi brucianti né rivelazioni sconcertanti. Il tratto del garbo, della mitezza, della buona educazione ne sono la cifra più marcata che rivela un’attitudine della vita. È anche, però, il racconto di una solitudine di cui il violino diventa l’emblema, oltre che un permanente tentativo di riscatto. L’itinerante compagno di un ragazzo povero che, diventato adulto e famoso, cerca le sue radici per non perdersi, per comprendersi. E le rintraccia in una periferia della provincia italiana - ad Alatri, pochi chilometri da Frosinone, da dove suo padre era emigrato per la Francia - dentro una torre che, forse per caso, porta il suo nome, pur depurato della i finale francesizzata da un accento, spia della sua emigrazione e segno identitario, ridotto al grado zero, di un artistico vagabondaggio. Radici ben piantate in un giardino che adesso conserva – e sarà così per sempre - l’ultimo, resistente, sbriciolato sedimento materiale della sua anima.

 

STEPHANE GRAPPELLI

Il più grande violinista che il jazz abbia mai espresso, uomo di straordinaria eleganza e cultura, legatissimo alle sue origini italiane, nel corso di una lunghissima e straordinaria carriera ha disegnato una traiettoria inimitabile, che racconta - con garbo, ironia, sagacia e tenerezza - in questo toccante memoir.

 

Se avessi studiato il violino in modo tradizionale, non avrei mai potuto suonare a modo mio. L’approccio con la musica di strada, quella che sboccia e fiorisce negli angoli più disparati, la musica dei balli e quella suonata nei cinema muti dell’epoca, lontano dal conservatorio, mi ha fatto diventare quello che sono vivendo? "

 

 

Patrisse Khan-Cullors

asha bandele

QUANDO TI CHIAMANO TERRORISTA

 

LA STORIA DI BLACK LIVES MATTER

Prefazione di Angela Davis

Cresciuta da una madre single in un quartiere povero di Los Angeles, Patrisse Khan-Cullors ha vissuto in prima persona il pregiudizio e la persecuzione della polizia nei confronti degli afroamericani. Deliberatamente e spietatamente presi di mira da un sistema di giustizia criminale a difesa dei privilegi dei bianchi, essi sono, senza alcuna giustificazione, schedati solo per il colore della loro pelle, e brutalizzati dalle forze dell’ordine. Nel 2013, quando l’uomo che ha ucciso il diciassettenne Trayvon Martin è stato assolto da ogni accusa, tre donne – Alicia Garza, Opal Tometi e Patrisse Khan-Cullors – si sono riunite per dare una risposta attiva e concreta al razzismo sistemico responsabile della morte di un numero assolutamente ingiustificato di afroamericani, donne e uomini, disarmati e innocenti. Hanno semplicemente detto: Black Lives Matter, la vita dei neri conta. L’hanno tradotto in un hashtag e da quel momento il loro messaggio si è diffuso, in maniera inarrestabile, in tutto il mondo, indicando una nuova frontiera di lotta e liberazione.

Per questo, sono state etichettate terroriste, e considerate una minaccia per l'America quando, in realtà, queste donne coraggiose e amorevoli hanno semplicemente iniziato a chiedere conto di soprusi e ingiustizie.

Sostenendo i diritti umani di fronte al razzismo violento, Patrisse è una sopravvissuta. Ha trasformato il suo dolore personale in azione politica, dando voce a un popolo discriminato e a un movimento alimentato dalla sua forza nel ricordare al suo Paese – e al mondo – che Black Lives Matter, la vita dei neri conta.

In questo resoconto di sopravvivenza, forza e resilienza, Patrisse Khan-Cullors e la pluripremiata autrice e giornalista asha bandele raccontano la storia personale che ha portato Patrisse a diventare ciò che è. Il suo è un grido di battaglia che invita tutti noi a non distogliere lo sguardo.

 

 

Patrisse KHan-CULLORS

Patrisse Khan-Cullors è un’artista, agitatrice culturale, organizzatrice e combattente per la libertà di Los Angeles. Cofondatrice di Black Lives Matter e fondatrice di Dignity and Power Now, ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo attivismo, come il Sydney Peace Prize. Nominata dal  Los Angeles Times Leader dei diritti civili per il 21° secolo, è una delle cento più importanti personalità afroamericane secondo la rivista «The Root». Nel 2015 è stata nominata naacp History Maker. Oltre a tenere conferenze in tutto il mondo, ha insegnato presso l'Otis College of Art and Design a Los Angeles, e attualmente dirige il Social and Environmental Arts Practice Master al Prescott College. La città di Los Angeles ha dichiarato il 2 febbraio come Patrisse Cullors Day.

 

asha bandele

Autrice del bestseller mondiale The Prisoner's Wife, personalità carismatica e intellettuale a tutto tondo, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per la sua attività di giornalista, scrittrice, poetessa e attivista. Ex redattrice-capo della rivista «Essence», ha lavorato come direttrice della Drug Policy Alliance.

 

"Porto con me il ricordo di aver vissuto nel terrore di sapere che io, o qualsiasi membro della mia famiglia, potevamo essere uccisi impunemente. Perché respiriamo e siamo neri.

Eppure mi hanno chiamata terrorista.  I membri del nostro movimento sono chiamati terroristi.  Noi – Alicia Garza, Opal Tometi e io –, le tre donne che hanno fondato Black Lives Matter, veniamo chiamate terroriste.

Noi, il popolo. Noi non siamo terroristi.

Io non sono una terrorista. Sono Patrisse Marie Khan-Cullors Brignac.

Sono una sopravvissuta.

Sono polvere di stelle."

 

Vincenzo Martorella

ASCOLTARE/SCRIVERE

MANUALE (improprio e antologico) DI CRITICA MUSICALE

 

Improprio, riferito a un manuale, è un aggettivo insolito. Nel senso che questo non è un manuale classico: non dà istruzioni. O meglio: le istruzioni si trasformano in suggestioni, le suggestioni in suggerimenti, i suggerimenti in idee, la traspirazione in ispirazione (perché fare il critico musicale, checché se ne dica, è una faticaccia).

Improprio, in verità, rischia di diventare anche il ruolo del critico musicale di professione, minacciato dalla proliferazione di blog e siti e webzine sui quali tutti possono esprimere la propria opinione critica.

Per questo, c’è bisogno di un manuale, che oltre a ridisegnare la funzione di un critico musicale nell’era di internet e della musica liquida, ne analizzi e rinforzi le competenze, indicando quali sono gli strumenti del mestiere, e, quando non ci sono, come si fa per autocostruirseli. 

Come tutti i manuali, è diviso in due parti: una teorica e una pratica. Si parte dall’ascolto, per arrivare alla scrittura, e capire cosa c’è nel mezzo, attraverso l’analisi delle varie tipologie di articolo (la recensione, l'intervista, il saggio, la monografia, guide all'ascolto) e una serie di esercizi.

Antologico, invece, lo è senza dubbio: il corpo del libro, infatti, è costituito da una cospicua raccolta di scritti dell'autore.  

 

VINCENZO MARTORELLA 

Storico della musica e critico musicale tra i più autorevoli nel nostro paese, insegna Storia del jazz nei Conservatori di Venezia e Sassari. Ha insegnato in università italiane e straniere, scritto sei libri (due ne sta ancora scrivendo), centinaia di articoli e saggi, diretto riviste specializzate e festival.

 

A cosa serve un critico musicale? A rinforzare la meraviglia dell’ascoltatore. A giudicare, valutare, interpretare. A raccontare storie di musiche e musicisti. A dare un senso alla musica che gira intorno. Non è poco. 

 

Mauro Angeloni

22/ NARRARE E' UMANO

Sali sull’autobus, come ogni mattina; il solito autobus, stesso orario; vai al lavoro, sbrighi le tue faccende, la tua giornata è piena e sarà faticosa. Sogni già il momento in cui, a casa, stasera, ti toglierai le scarpe crollando sul divano.

Ma oggi, a una fermata qualsiasi, sale un uomo corpulento, tira fuori una pistola e dice: «Signori e signore, questo autobus è dirottato».

Non è un terrorista, non è un assassino. Si chiama Mario Pastore, e ciò che vuole da te, da tutti i passeggeri, è una cosa sola: la verità. Verità umana, verità di storie individuali contro l’indifferenza collettiva.

Impugnando la pistola e un microfono, dopo aver schiacciato play-rec sul suo vecchio registratore a cassette, ordina a ciascun passeggero di raccontare la propria vita.

A narrarci la vicenda, con i suoi imprevisti, le sue tensioni e le sue improvvise sterzate, è un passeggero sequestrato che di mestiere fa il giornalista, e già fiuta il grande scoop della vita, legato com’è al sequestratore da una passione comune: collezionare storie di vita. 

 

MAURO ANGELONI 

Mauro Angeloni è nato e vive a Roma. È laureato in Filosofia e Dottore di Ricerca in Linguistica. Lavora come digital editor in una grande azienda culturale italiana. Questo è il suo primo romanzo.

 

In 22 capitoli serrati come il numero dell’autobus sequestrato, questo romanzo «pensante» affronta il tema più urgente della nostra contemporaneità: che posto ha l’individuo nel mondo che stiamo vivendo? 

 

Gianluca Minotti

STORIA DELL'UNO E DELL'ALTRO

Storia dell’uno e dell’altro è un libro ironico e crudo, a tratti terrificante, illusorio, magicamente reale. È un libro fatto di storie, legate le une alle altre da trame tese sulle pagine come fili di aquiloni.

Protagonisti sono l’Uno e l’Altro, identità diverse di una stessa persona, e poi c’è Maria, che ama X, c’è X, che non sa chi è, ci sono cacciatori senza fucile e mogli di cacciatori in vestaglia, e c’è il Narratore, che va in giro per il libro con un interruttore in tasca a spegnere le luci delle case.

In un mondo narrativo che ha la sapienza fantastica dei sogni, Storia dell’uno e dell’altro porta alle estreme conseguenze, grazie al potere dell’immaginazione, le domande sull’esistenza, sull’identità, su chi siamo e chi potremmo o dovremmo essere e chi non riusciamo a smettere di essere in relazione agli altri, ma soprattutto a noi stessi.

 

GIANLUCA MINOTTI 

Gianluca Minotti è nato a Perugia nel 1969. Ha pubblicato una monografia su Valerio Zurlini, (Il Castoro), un piccolo saggio su un aspetto del lavoro editoriale, Come si legge un inedito. La scheda di valutazione, (Edizioni Il SegnaLibro). Un suo racconto è apparso nell'antologia, Père-Lachaise. Racconti dalle tombe di Parigi (Ratio et Revelatio).

 

Torni a casa, stanco dopo il lavoro; è tardi, a casa non c’è nessuno; d’un tratto la solitudine è così feroce che senti di sparire. Allora ti cerchi, per tutta casa, ma non ci sei. Poi un rumore: ti affacci alla finestra, guardi giù in giardino: eccoti lì, sull’altalena.

 

Mo Daviau

ASPETTARE VALEVA LA PENA

Se potessi andare nel passato e vedere un concerto di una band qualsiasi, quale sceglieresti?

 

Karl Bender ha quarant'anni, un passato da chitarrista in una rock band di discreto successo, una passione maniacale per la musica e un bar per niente alla moda a Chicago. Un giorno, cercando i suoi vecchi anfibi, scopre di avere nell’armadio un varco spazio temporale. Wayne, il suo migliore amico, informatico geniale e insoddisfatto, elabora un software in grado di gestirlo. Una vera manna dal cielo: non solo possono assistere ai concerti più incredibili (Stereolab, Elliot Smith, Elvis – Costello, non quell’altro) ma anche spedirvi, a pagamento, i clienti del bar. A Wayne, però, non basta. Ha in mente un gesto eroico: impedire l’assassinio di John Lennon. Ma Karl, per errore, invece che nel 1980 lo spedisce nella Manhattan del 980. Per recuperare l’amico di una vita, Karl cerca l’aiuto di Lena Geduldig, caustica astrofisica femminista post-punk, scelta solo perché sulla foto che appare nel sito della Northwestern University indossa la t-shirt dei Melvins, una delle sue band preferite. Lavorando insieme, e viaggiando nei cunicoli del tempo, i protagonisti di questo irresistibile e vertiginoso romanzo si troveranno a fare scelte difficili, a dare risposte a grandi interrogativi (che persona saremmo potuti diventare se avessimo potuto cambiare il nostro passato? Quale vita ci troveremmo a vivere? E come si fa a conservare l’amore col passare del tempo?). Perché a voler modificare troppo il passato si rischia di riscrivere il futuro. 

 

MO DAVIAU

Californiana, a otto anni pensava che il suo obiettivo principale nella vita sarebbe stato pubblicare un romanzo. Laureata presso l’università del Michigan ha vinto, con questo brillantissimo esordio, l’Hopwood Award. Ora vive a Portland, nell’Oregon, dove gestisce una libreria.  Sta scrivendo il suo secondo romanzo.

 

L’irriverenza comica di Nick Hornby, il romanticismo di Gary Shteyngart, il fascino sottile di un film con John Cusack, il tutto all’interno di un’appassionante storia di amori perduti, curve spaziotemporali e stelle del rock.

Rebecca Dinerstein

 

Come i migliori lavori di Vonnegut, il romanzo è bizzarro e ha un cuore che batte

Meshable

 

 

Rebecca Rischin

PER LA FINE DEL TEMPO

La storia del Quartetto di Olivier Messiaen

Eseguito in pubblico il 15 gennaio 1941 allo Stalag VIII di Gorlitz, un campo di prigionia nazista dove il compositore era detenuto, per una platea di prigionieri, il Quatuor pour la fin du Temps di Olivier Messiaen è uno dei lavori di musica da camera più celebri, e celebrati, del nostro tempo. Ma la sua premiere è anche, e soprattutto, uno dei grandi eventi musicali, e una delle storie più incredibili, del Ventesimo secolo.

La genesi di questa pagina, l’incontro assolutamente fortuito di Messiaen con i musicisti prigionieri che l’avrebbero eseguita (Etienne Pasquier, Jean Le Boulaire e Henri Akoka, oltre allo stesso Messiaen), gli avvenimenti che precedettero e seguirono il concerto, la vita nel campo e le vicende che portarono alla liberazione (o alla fuga) dei quattro sono finalmente ricostruiti da Rebecca Rischin con precisione e partecipazione.

L’autrice, intervistando i protagonisti ancora in vita, i parenti e gli amici di quelli che non ci sono più, e numerosi testimoni oculari, restituisce vita e verità a una vicenda leggendaria, in un libro appassionante nel cui tessuto narrativo si intrecciano fede, lealtà, creatività, orrore, amicizia, forza, il potere salvifico della musica e la tenacia inflessibile della speranza.

 

Da questo libro è stata tratta una sceneggiatura che verrà presto adattata per il grande schermo. 

 

REBECCA RISCHIN

Musicista di fama mondiale, insegna clarinetto alla Ohio University. Nella sua produzione discografica spicca One of a Kind, un Cd con musiche per clarinetto solo inciso nel 2009. Per la fine del Tempo il suo primo libro, è stato accolto con entusiasmo dalla critica internazionale e tradotto in francese e giapponese.   

 

 

Saggistica/Collana Bemolliblu

traduzione di Paola Rolletta

pagine 188
isbn 9788894291087
uscita dicembre 2020

 

prezzo 20 euro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Saggistica/Collana Diaspore

traduzione di Massimo Vizzaccaro e Chiara Midolo

pagine 238
isbn 9788894291070
uscita febbraio 2020

 

prezzo 22 euro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Saggistica/Collana Bemolliblu

pagine 286
isbn 9788894291001
uscita ottobre 2018

 

prezzo 20 euro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Narrativa

pagine 208
isbn 9788894291049
uscita maggio 2018

 

prezzo 18 euro

 

 

 

 

 

 

Narrativa/Collana Fuochi

pagine 128
isbn 9788894291056
uscita maggio 2018

 

prezzo 13 euro

 

 

 

 

 

Narrativa

pagine 267

traduzione di Chiara Midolo e Massimo Vizzaccaro
isbn 9788894291032
uscita aprile 2018

 

 

prezzo 18 euro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

pagine 192
traduzione di Vincenzo Martorella
isbn 9788894291018
uscita aprile 2018

 

 

prezzo 18 euro

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